Viaggio in Albania - 6a parte
il Diario...
del 9° giorno 27-07-2012 - Partenza da Tirana in direzione di Lac (albanese Laç oppure Laçi) oppure Lezhe (albanese Lezhë oppure Lezha - italiano Alessio) si vedrà [mappa]. Sulla strada faccio una deviazione per il Castello di Preze (albanese Kalaja e Prezës), una elegante zona residenziale in collina paesaggisticamente piacevole e che pare sia di moda tra gli esponenti politici della sinistra albanese.
Nella foto la Torre dell'Orologio costruita tra il 1800 ed il 1850.
Anzichè rifare la stessa strada che è anche l'unica asfaltata, continuo sulla strada a fondo naturale che mi porterà a Budull e che per i primi chilometri è punteggiata da ville e villini, alcuni molto belli.
Avvicinandomi a Lezhe, cerco un hotel dove passare i prossimi giorni. Sulla strada per Shengjin (albanese Shëngjin - italiano San Giovanni di Medua) mi si para l'Hotel Rapsodia dove per 2500 lek, senza contrattare, ossia 18 euro, mi danno una stanza matrimoniale senza colazione. Sul sito invece sono richiesti 20 euro a persona per tre notti minimo, di solito conviene pagare in lek per non pagare l'arrotondamento per eccesso. E' pulito, elegante con qualche sbavatura, personale giovanile e simpatico ed il wifi funziona ovunque. Pranzo nello stesso hotel al costo di 1500 lek. Una spigola da 350 grammi, insalata mista con i migliori pomodori mai mangiati in Albania, acqua grande e come antipasto mi hanno offerto delle pallottole di pane caldo da condire con formaggio molle e cicoria ambedue aromatizzati, gustosi e sapidi.
A metà giornata le statistiche del GPS segnano 97 km.
Nel pomeriggio, vado a visitare Shengjin un'area a vocazione peschiera ed in via di sviluppo balneare e turistico. La strada che conduce ai lidi della laguna sembra che sia stata bombardata e la spiaggia brulica di bagnanti e questo mi fanno desistere: non amo il mare e sopratutto quando si trasforma in una "verminaio" umano.
Mi dirigo verso il porto, anche questa strada non è è in buone condizioni ed è allagata.
Dal porto militare, che sembra in totale stato di abbandono, si ha il colpo d'occhio degli effetti dello sviluppo sull'antico villaggio di pescatori: una impressionante teoria di edifici (hotel, pensioni, ristoranti e taverne) di 6, 8 ma anche 10 piani, più o meno variopinti come vuole la moda prima di Tirana ma poi diventata albanese.
Quella che mi era sembrata una base militare abbandonata non lo è completamente. Un giovane militare mi fa allontanare l'auto da un edificio dove l'ho parcheggiata.
Ancora più avanti tra barriere di filo spinato a spirale, edifici più o meno in stato di abbandono, si trovano grandi quantitativi di mine navali, ma anche siluri e qualche pezzo di artiglieria arrugginita, residuati bellici della seconda guerra mondiale, su uno dei quali giocano due ragazzini albanesi.
Dopo 1400 metri di litorale raggiungo le dune di Rana e Hedhun che a causa dei forti venti hanno la caratteristica di addossarsi e ricoprire i fianchi rocciosi che si trovano vicino alla riva del mare per diverse decine di metri d'altezza creando delle apparenti dune gigantesche.
Mi attende la strada del ritorno che si preannuncia piacevolissima, il gran caldo è passato, spira uno zefiro ed il sole si appresta a tramontare sul mare.
Ritornato a Shengjin, mi fermo a mangiare alla Taverna Peshku (che in albanese significa pesce).
Spigola da 300 grammi, insalata piccola (ma sempre per 4 persone e con quelli che mi sembrano pomodori verdi sottaceto) ed acqua piccola per un totale di 960 lek. Ho mangiato bene, non c'è l'etichetta dell'hotel-ristorante Rapsodia ma si risparmia quasi un terzo.
A sera le statistiche del GPS segnano altri 22 km comprensivi dei trasferimenti in automobile ed a piedi.
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